Voglio rinascere, storia di un'intellettuale che sogna di fare l'ironman

"Tutto ciò che è umano è estremamente complesso, assolutamente misterioso e potenzialmente in continua trasformazione". Janelle Hallman

“VIENI CON ME ALLA MARATONA DI NEW YORK?” IL SOGNO AMERICANO DI FRANCESCO SALERNO E JACOPO MUNEGATO

Il progetto lanciato due anni fa dall’ASD Silvia Tremolada di Monza doveva coinvolgere i licei della zona nel volontariato con i disabili: era un obiettivo già ambizioso, ma non ci si immaginava certo che diventasse la fucina di un grande sogno.
Fu in quel contesto, infatti, che Francesco Salerno, disabile intellettivo iperverbale, espresse un desiderio: partecipare alla maratona di New York.
Il ragazzo si allenava nella corsa già da quattro anni, ma non aveva mai percorso più di ventuno chilometri.
Come muoversi dunque per realizzare le sue aspirazioni?
Solo avere il pettorale alla maratona di New York costa 600 euro, senza contare le spese di viaggio e di alloggio.
Per quell’avventura Francesco aveva scelto anche un compagno, Jacopo Munegato, un autistico che non parla.
A lui aveva chiesto: “Vuoi venire con me alla maratona di New York?” e Jacopo aveva risposto: “Cici” senza sapere che quello che a suo modo era un sì per Francesco era un vero e proprio patto.
L’accordo tra i due atleti dell’ASD Silvia Tremolada di Monza ormai era stato stretto.
Genitori e volontari non si persero d’animo davanti alla prospettiva di una costosa trasferta americana.
L’associazione ASD Silvia Tremolada, che si occupa della promozione dell’attività motoria e sportiva a favore delle persone con disabilità fisica, sensoriale ed intellettiva, sostenne fin da subito l’avventura newyorkese lanciando una raccolta fondi insieme a I Ragazzi di Robin APS, che promuove attività ricreative, di inserimento ed inclusione sociale di ragazzi e ragazze maggiorenni con varie disabilità.
L’associazione ASD Silvia Tremolada era stata anche il contesto in cui Francesco e Jacopo si erano incontrati e si erano scelti come partner nella corsa.
Francesco, che affida alla parola l’espressione delle sue emozioni, aveva finito col trovarsi bene con un compagno silenzioso, che lo rilassava.
Jacopo però correva solo da un anno ed era sovrappeso. Ce l’avrebbe fatta ad affrontare una sfida così impegnativa?
I volontari si misero subito al lavoro e cominciarono a portare a correre in ragazzi con qualsiasi tempo, consapevoli che gli obiettivi dei due erano diversi: Francesco voleva chiudere la maratona con un buon tempo, Jacopo doveva riuscire ad arrivare in fondo.
La raccolta fondi ebbe un successo tale che il denaro raccolto superò i 15.000,00 euro necessari per finanziare la trasferta per i due ragazzi e i tre volontari (Manuela Colnaghi, Paolo Solfrizzo e Massimo Citterio) che li avrebbero seguiti durante il percorso.
Lo stesso Jacopo contribuì con i suoi quadri a raggiungere quest’obiettivo finanziario, esponendo al Pirellone quarantadue opere, una per ogni chilometro percorso.
Solo lo 0,01%% della popolazione mondiale corre una maratona nella sua vita e già esserci sarebbe stato un grande risultato. Non ci sono, infatti, tanti atleti disabili in grado di correre in questo modo.
I due ragazzi, però, non si sono accontentati di presenziare e hanno entrambi portato a termine la maratona: Francesco con un buon tempo di 4h e 31min, Jacopo in 6h e 11min.
“Mi sentivo coinvolto in una magia” ha raccontato Francesco, trasmettendo entusiasta il tifo ricevuto dagli spettatori, che si accalcavano lungo tutto il percorso per veder passare gli atleti e che vedendo una maglietta italiana gridavano: “Forza Italia!” “Let’s go Italy”.
Tra gli spettatori c’erano anche i volontari e i genitori che avevano accompagnato i ragazzi.
Al quarantesimo chilometro, quando si sono accorti che ce l’avrebbero fatta, si sono abbracciati tutti.
Il giorno dopo i ragazzi, come vuole la tradizione, hanno esibito la loro medaglia girando per New York, ricevendo le congratulazioni dai passanti.

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