Oggi c’è il nuovo istruttore.
Mi prenoto al corso, anche se sono convinta che il mio personal trainer mi mancherà.
Non voglio però giudicare la bravura del nuovo senza dargli una chance.
In realtà lo conosco, lo so già che è in gamba, ma ci sarà la stessa magia?
In fondo è una persona diversa e certe emozioni sono irripetibili.
Sfido però i miei racconti interiori sul vuoto che potrei provare senza il mio personal trainer e vado ad allenarmi.
Entrare in sala corsi sapendo che lui non arriverà è strano.
È un pezzo della mia vita dietro le spalle.
Guardo però cosa offre l’oggi.
Io sono sempre la stessa.
Dimentico cose che dovrei aver imparato a memoria.
L’istruttore mi sta dietro e mi corregge almeno venti volte.
Per seguirlo devo lavorare sodo, come con il mio personal trainer.
Sono perciò contenta di essere venuta.
Nei momenti di cedimento, in cui mi chiedo cosa ci faccio ancora qui, penso a Dick Fosbury.
Il vero campione resiste anche quando sembra remargli tutto contro.
Qui a darmi noia mentre faccio le flessioni, però, c’è solo l’asciugamano che mi fa scivolare.
Non ci sono ostacoli materiali.
Quello che mi separa dalla concentrazione – il mio problema più serio – è tutto nella mia mente.
Per questo voglio continuare: non cerco la staticità, l’essere sempre uguale a me stessa, ma l’evoluzione.
A fine corso compare sulla porta il mio personal trainer.
Sapevo in cuor mio che, se avesse potuto, sarebbe venuto.
Ancora mi incoraggia quando faccio la corda.
Così di istruttori che mi danno man forte ce ne sono due.
Dopo la lezione io e il mio personal trainer chiacchieriamo un po’.
Io ho paura di disturbare il suo allenamento, lui mi dice di restare.
È un passo avanti che mi porta a combattere la mia più grande paura: quella di essere sgradita.
Per innestare un grande cambiamento, quindi, non è necessario cercare cose strane, perché a volte basta un piccolo gesto come questo.

Giugno 5, 2023