Vado di nuovo a pilates, mettendo in discussione un assunto che mi aveva guidato fino ad oggi: “Non mi piacciono le lezioni frontali, preferisco essere seguita da un personal trainer”.
Arrivo e prenoto subito la postazione vicino alla spalliera, l’appiglio per superare gli esercizi in equilibrio.
Sono la mia bestia nera, ma non si può buttare il bello che ti può offrire una lezione perché un esercizio non ti riesce.
Una volta l’avrei fatto, ora no.
Fin da bambina ho ammirato – e un po’ invidiato – le contorsioniste.
Col pilates mi avvicino a loro, perché certi esercizi, apparentemente statici, sono davvero intensi.
L’insegnante vede la mia fatica e arriva a correggermi.
“Mica dobbiamo morire” mi dice.
Io rispondo con il pensiero: “La fatica è solo nella mente”.
Così continuo ad impegnarmi.
La raggiungo poi, entusiasta, alla fine della lezione, ripetendo a voce alta la stessa frase.
“La fatica è solo nella mente” è uno dei mantra che mi ha guidato finora.
A questo potrei aggiungerne un altro: “Non è vero che non mi piacciono le lezioni frontali”.
Dipende da chi incontro e cosa faccio, da cosa mi immagino e cosa scelgo di vivere.
Smantello così un racconto interiore che aveva poco fondamento pratico.
Le lezioni frontali non mi piacevano perché mi sentivo una fallita.
Smontata quest’ultima sensazione con l’allenamento, anche la mia antipatia per le lezioni frontali è volata via.

Agosto 11, 2023