Voglio rinascere, storia di un'intellettuale che sogna di fare l'ironman

"Tutto ciò che è umano è estremamente complesso, assolutamente misterioso e potenzialmente in continua trasformazione". Janelle Hallman

UN PO’ DI SPAZIO PER NUOVE PAROLE

A lezione di crosswork c’è un nuovo esercizio e sullo step bisogna saltare alternando la gamba destra con la sinistra.
Appena lo vedo il mio primo pensiero, di nuovo, è: “Non sono capace”.
Nonostante scriva che bisogna sfidarlo, nonostante incoraggi gli altri a non mollare, lui è sempre lì.
Quando si tratta di attività sportive questa è la mia forma mentis: uno dei motivi per cui, per anni, mi sono data per vinta da sola.
Io però voglio evolvermi.
Così mi avvicino allo step e chiedo informazioni all’istruttore.
In realtà vorrei che mi cambiasse l’esercizio, ma questo desiderio rimane silente.
Infatti, dopo avermi spiegato di nuovo cosa devo fare, mi dice: “Adesso bisogna farlo”.
Non so se ridere o piangere.
Scelgo la prima opzione e salto sullo step.
Certo mi manca un po’ di grazia, ma salto.
Finisco la lezione avendo fatto gli stessi esercizi dei miei compagni, senza nessuna personalizzazione.
Penso a Nicole Orlando e al suo motto: “Vietato dire non ce la faccio”.
Voglio disperatamente crederle, ma la mente continua a resistere e mi propone pensieri che ho ripetuto per decenni davanti alle difficoltà sportive.
Modificare la propria struttura psicologica a cinquant’anni non è una cosa scontata.
Le cattive abitudini che arrivano dal passato continuano ad avvolgermi, si vestono di confidenza, talvolta di piacevolezza, ed è una fatica cercare di ignorarle.
Si può provare però a fare entrare in testa parole nuove.
Solo che ci vuole un po’ di costanza, aspetto di cui il passato è il nemico peggiore.

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