Nuoto, judo e calcio: Sara Menardo, trentenne atleta lodigiana, non si fa mancare nulla. Se poi le chiedi come mai si è impegnata su tre sport così diversi ti risponde in modo disarmante: “Perché mi piace”, dandoti la sensazione di avere un approccio semplice e vincente alla vita.
Ogni giorno della settimana, quindi, Sara è impegnata in uno o due attività sportive, mossa da una grinta che l’ha portata nel 2019 ad Abu Dhabi ai mondiali di nuoto Special Olympics (movimento internazionale che si occupa dell’attività sportiva per atleti con disabilità intellettive).
Nel judo, invece, in cui è tesserata con la Synergy, Sara è cintura nera.
Sentendoti raccontare delle sue avventure sportive, si fatica a credere che questa energica ragazza conviva con una malattia genetica rara, la sindrome di Prader Willi.
Le cure per questa patologia, che colpisce in modo casuale una persona ogni venticinquemila e che ha tra i suoi sintomi una fame pressoché perenne, sono rimborsate dallo Stato solo fino ai diciotto anni, poi il paziente si trova solo a lottare contro i propri impulsi.
Per questo, fin da piccola, Sara ha sempre fatto molto sport, per la necessità di bruciare tante calorie, ma fortunatamente quest’esigenza si è tramutata in una passione.
La diagnosi, quando lei era bambina, era stata pessimistica: “potrà andare in bicicletta solo con le rotelle” dissero i medici, facendo prevedere un futuro di privazioni, una vita differente da quella degli altri bambini.
Tuttavia, grazie anche a una famiglia che non ha mai mollato, Sara non solo ha imparato ad andare in bici senza rotelle, ma dai quindici ai vent’anni ha gareggiato anche nel triathlon.
E’ una donna testarda, Sara: quando aveva quindici anni, durante una biciclettata familiare, percorse circa quaranta chilometri tra Lodi e Orio Litta. A quel punto, restavano altri quaranta chilometri per tornare indietro.
Ora la bicicletta su cui non avrebbe mai potuto andare, se non con le rotelle, è per Sara il principale mezzo di trasporto.
L’elemento in cui si sente più a suo agio però è l’acqua: un amore iniziato molto presto, quando aveva due anni, dopo una caduta accidentale in piscina.
Fu quello il segnale che era ora di imparare a nuotare.
In vasca Sara ora gareggia nei 1500 e negli 800, ma l’attrazione per il nuoto l’ha portata anche verso le acque libere (mare e laghi), tanto che è stata la prima esponente del mondo Special Olympics a portare a termine nel 2019 la traversata dello stretto di Messina.
No Limits è l’associazione lodigiana, affiliata a Special Olympics, con cui Sara è tesserata e nessun altro nome poteva essere più adatto a lei.
“Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze” è il giuramento dell’atleta Special Olympics, a cui Sara tiene moltissimo, tanto che durante la nostra chiacchierata ha insistito più volte perché io lo trascrivessi.
In tema di vittorie, per Sara sono arrivati anche i premi: Lodigiana dell’anno nel 2018, Atleta dell’anno nel 2019 e il Fanfullino nel 2020.
“Progetti per il futuro?” A questa domanda Sara non risponde, ma il suo curriculum promette comunque di arricchirsi di nuove sfide anche nell’avvenire.

Giugno 9, 2024