“Ci sono e ci saranno sempre mille scuse per non fare, è quindi fondamentale ricordarsi di avere almeno un buon motivo per fare e non dimenticarselo mai. Quel motivo sarà la cosa su cui fare perno quando tutto e tutti ti dicono di lasciare stare o di prenderti un giorno di riposo”. È con questa determinazione che Luigi Castelli, 46 anni, ingegnere originario di Vizzolo Predabissi (MI), è entrato nel Guinness dei primati per il triathlon.
Da giugno a novembre 2023, infatti, ha praticato 7 giorni su 7 le diverse attività – bici, corsa e nuoto – percorrendo in 166 giorni oltre 9.500 chilometri.
Con quest’impresa Luigi ha migliorato di 2mila chilometri il record precedente, che apparteneva all’atleta inglese Samuel Bennett.
Per arrivare a questo livello, sono stati necessari tre anni di preparazione, iniziati durante le restrizioni del lockdown, quando a Singapore, dove Luigi risiede, si poteva uscire solo per praticare attività all’aperto.
Così lui, che non era mai stato un agonista, si è cimentato con la corsa.
Prima di quel momento Luigi aveva provato svariati sport, come il karate, il calcio, il nuoto, lo skateboard, i pattini in linea e il badminton, ma non aveva mai nuotato in mare aperto e non aveva mai avuto esperienze con le bici da competizione.
È stata l’esperienza positiva con la corsa, però, che lo ha spinto a tentare di superare il record di Samuel Bennett.
In due anni, infatti, Luigi si è ritrovato a correre tutti i giorni 7-8 km., senza eccessiva fatica e con un approccio scientifico, prendendo nota di tempi e distanze e utilizzando un orologio smart.
Quindi ha cominciato a cimentarsi con il nuoto, che non praticava da anni, e con la bicicletta.
Solo nei sei mesi precedenti la sfida per il record ha affrontato il mare aperto, che lo aveva sempre intimorito. Per essere veramente pronto, infatti, ha dovuto fare i conti con condizioni meteo variabili: marea alta e bassa, onde favorevoli o contrarie, vento, correnti sottomarine.
La bici da corsa, invece, gliel’ha prestata un amico e anche in quest’ambito Luigi ha dovuto scontrarsi con alcune difficoltà: l’elevata velocità del mezzo, il rischio di cadute, il traffico cittadino e il rimanere per ore seduto su una sella non propriamente comoda.
Nell’ultima fase della preparazione egli ha unito tutte e tre le discipline, “per cercare di capire come il fisico avrebbe reagito di fronte a carichi di lavoro di diverso tipo, nella stessa giornata e per diverse settimane di seguito”.
Al Guinness ha proposto una tabella di marcia settimanale che prevedeva, a giorni alterni, sessioni con 70 km. di bici e 10 km. di corsa e sessioni con 30 km. di bici, 14 di corsa e 4 di nuoto.
Le correnti sottomarine contrarie hanno reso la frazione del nuoto estremamente faticosa, mentre la corsa è andata meglio di quanto previsto nel piano.
Una simile tabella di marcia prevedeva un impegno giornaliero di 4 ore al giorno: nei giorni di bicicletta lunga la sveglia era alle 4.15am, mentre nei giorni che prevedevano il nuoto alle 5.15am.
Alle 9 Luigi si presentava regolarmente in ufficio.
Nel tardo pomeriggio, poi, era di nuovo il momento di cimentarsi con la corsa.
Ora che l’obiettivo è stato raggiunto, Luigi ancora stenta a credere in quello che ha fatto e continua a considerarsi una persona “nella media”.
A questo proposito, egli ha commentato: “Credo che ci siano momenti nella vita di ciascuno in cui per una serie di motivi riusciamo a dare il meglio di noi stessi, superando quelli che ci immaginiamo possano essere i nostri limiti e magari anche stupendoci di quello che siamo riusciti a fare”.
Questo è esattamente il suo caso.
Pur non essendo più obbligato a tabelle di marcia così stringenti, Luigi continua a praticare la corsa quotidiana e il nuoto in piscina, dedicandosi ad esse con molto più piacere.
Per chi volesse seguire la sua strada, ha poi un consiglio da dare: “Pianificazione realistica, preparazione dettagliata, esecuzione disciplinata, motivazioni solide e un po’ di fortuna, credo che questi siano gli ingredienti necessari, ma non necessariamente sufficienti, per poter andare oltre. Per dimostrare agli altri, ma soprattutto a noi stessi, che c’è una versione migliore di noi, dall’altra parte”.
FOTO: CREDITO A AZMI ATHNI