Voglio rinascere, storia di un'intellettuale che sogna di fare l'ironman

"Tutto ciò che è umano è estremamente complesso, assolutamente misterioso e potenzialmente in continua trasformazione". Janelle Hallman

LAURA VOLPI: UN’ATLETA CON IL NUOTO NEL SANGUE

Nuotare per 88 chilometri nel fiume Paraná non è un impresa da tutti, non solo per la distanza ma anche perché l’acqua è torbida e fangosa.
Eppure Laura Volpi, classe 1974, ce l’ha fatta e ha portato a termine la Maratona Hernandarias–Paraná arrivando in terza posizione. L’atleta perugina aveva trent’anni e aveva ricominciato a gareggiare da qualche anno nella categoria master.
Laura, infatti, di vite natatorie ne ha avute tre.
La prima copre la sua infanzia e la sua adolescenza e la vede nuotare in piscina, dove da bambina l’aveva portata la mamma.
“Nuotavo dove non c’è il mare” ricorda Laura, pensando alle sue prime bracciate, e commentando “Ero un’atleta assolutamente nella media”.
Nonostante questo, a otto anni era già in agonistica e nuotava sulle distanze più lunghe, gli 800 e i 1.500.
Laura, infatti, più si allunga il percorso più rende.
A diciannove anni però arriva il primo stop e Laura sta ferma con le gare fino a ventisei.
Poi un nuovo fermo, a trentacinque anni, e una nuova ripartenza nel 2018.
Gareggiando nella categoria master arrivano le competizioni in acque libere, dove l’atleta perugina ottiene dei buoni piazzamenti.
“Come fai ad arrivare in fondo?” le chiedo, pensando alle distanze chilometriche che Laura riesce a coprire.
“La testa ti porta fino alla fine” mi risponde lei “Il fisico va in crisi. Bisogna stare concentrati sull’obiettivo, un passo alla volta”.
Tra le ultime gare c’è stata quella di Alicante, in Spagna, dove l’atleta ha portato a termine un circuito oceanman di 21 chilometri, piazzandosi come prima donna e seconda nella classifica assoluta.
La sfida successiva è stata il giro di Ischia, 30 chilometri in tutto.
Non sempre la testa però è un’alleata. Quando, infatti, Laura ha ripreso con le gare lunghe la mente pareva non funzionare più. Si affollavano pensieri scoraggianti come: “Ma chi me l’ha fatto fare sono vecchia”.
In questo caso ci si avvale di tecniche per superare la crisi, come quelle suggerite dal mental coach Thomas Cogliati.
Una di queste è pensare alle cose belle.
Per Laura è il piacere di nuotare e viaggiare a fare da motore nella difficoltà.
“Cosa pensano in famiglia della tua passione?” le domando.
“Mio marito chiede quand’è che si accorciano le gare, mio figlio grande si preoccupa, ad esempio che non ci siano gli squali”.
Nonostante le perplessità, la famiglia la sostiene e gli squali Laura non li ha mai incontrati, limitandosi a meduse, tonni e delfini.
Con qualche difficoltà l’atleta perugina gestisce due figli di 11 e 14 anni e concilia quest’aspetto della sua vita con il nuoto.
Si prende libero il sabato mattina e nuota per tre o quattro ore.
Quando poi affronta le acque libere, Laura si butta sia in mare che nei fiumi: un altro obiettivo raggiunto, infatti, è stato nuotare per 50 chilometri nel Po.

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