I corsi in piscina sono finiti e per nuotare liberamente durante l’estate ho un’unica scelta: la vasca esterna.
È olimpionica ed è profonda 2 metri.
Sono quasi quarant’anni che non mi avventuro dove non tocco. Ho paura, ma devo cambiare.
Così vado in piscina con l’obiettivo di superare i miei timori.
Cosa lo faccio a fare?
Mi sembra una pessima idea.
Ciononostante, mi pare incredibile che io sia rimasta imprigionata da una simile paura per tutto questo tempo.
Quando ero piccola nuotavo al largo al mare.
Ora che di anni ne ho quasi cinquanta, non posso riappropriarmi di quella libertà?
Scendo un po’ perplessa la scaletta e mi attacco al bordo.
Poi comincio a nuotare.
Contrariamente a quanto temevo, non ho nessun problema.
Se ho poco fiato, mi avvicino al bordo e riposo un attimo, ma capita raramente.
Non toccare, poi, ha un vantaggio.
Se sbaglio la gambata, non ho la tentazione di toccare il fondo con i piedi e riprendo subito la posizione corretta.
Mi piace.
Avrei dovuto farlo prima e ora che mi ci sono abituata sarà difficile tornare alla vasca interna.
Bloccata dal timore dell’acqua per tutto questo tempo, cosa mi sono persa?
La paura separa e ruba attimi preziosi: quanti momenti di condivisione con la mia famiglia ho lasciato andare per il mio rifiuto di fare il bagno al mare?
Sotto l’ombrellone ho letto tanti libri, è vero, ma avrei potuto farlo anche senza sottrarmi ad altri tipi di esperienze.
Ho un paio di amici che fanno immersioni. I loro racconti mi hanno sempre affascinato.
Quella che trasmettono, parlando di pesci e di barriere coralline, è gioia di vivere, quella a cui aspiro io.

Giugno 12, 2022