“Questo weekend mi sono massacrata” dico alla mia collega, pensando alle ore di coda che ho fatto in autostrada per raggiungere mia sorella che lavora in Liguria.
Poi mi domando: è proprio questo l’aspetto su cui mettere l’accento?
O abbiamo il vizio di mettere in rilievo l’aspetto negativo di ogni esperienza?
Come sarebbe decollata la conversazione se invece avessi detto: “Sono contenta, perché era da quindici anni che non facevo il bagno in mare”?
Forse avremmo semplicemente parlato d’altro.
È vero, il viaggio mi ha stancata, ma cosa ho raggiunto con questa fatica?
Tornare a nuotare in mare era uno dei miei obiettivi.
Ho risentito in bocca il sapore del sale e gli occhi mi bruciavano.
Grazie al corso di nuoto, però, sono andata in apnea e ho nuotato guardando il fondale.
Era la prima volta che lo facevo in tutta la mia vita.
Mi sono anche avventurata dove non toccavo, mentre mia sorella mi supportava mostrandomi come in mare si galleggi molto più naturalmente che in piscina.
Non mi sono spinta al largo, perché avevo paura.
Per me era già tanto essere lì.
Lungo la passeggiata mare, poi, abbiamo fatto incontri interessanti: un pittore che disegna paesaggi marini e che è riuscito a vivere del suo lavoro e una venditrice di saponi d’alpaca, che ci ha spalancato una finestra su un mondo di cui non conoscevamo nemmeno l’esistenza.
Il giorno dopo abbiamo fatto un altro incontro: una donna anziana che vendeva i prodotti del suo orto in una via di Framura.
Ci ha raccontato la storia della sua vita, che ora è anche un pezzetto della nostra.
Quindi di cosa avremmo parlato io e la mia collega se avessi puntato l’accento sulla felicità invece che sulla stanchezza?
Certo non di traffico e di autostrade.
Durante la giornata il nostro cervello processa migliaia di parole, di informazioni e di ricordi.
Tra questi quali scegliamo per presentarci agli altri?
Siamo ciò che comunichiamo e non si dovrebbe dimenticarlo mai.

Luglio 17, 2023