Voglio rinascere, storia di un'intellettuale che sogna di fare l'ironman

"Tutto ciò che è umano è estremamente complesso, assolutamente misterioso e potenzialmente in continua trasformazione". Janelle Hallman

DI NUOVO IN VETTA AL MONTE AIONA

“Pensa solo a salire in auto e a non farmi altre domande”.
Così mia sorella mi risponde quando comincio a interrogarla sulla prossima avventura: raggiungere la vetta del monte Aiona.
1701 mt. di quota: è l’unico monte dove sia tornata più volte sulla cima.
Non ho nessuna voglia di andare.
Dovrei accantonare il pensiero di questa passeggiata e restare a casa a leggere e a scrivere.
In fondo è sempre stata questa la mia vita.
Non ascolto, però, le voci interiori che mi vorrebbero convincere a stare a casa e salgo in auto.
È una giornata splendida: neppure una nuvola solca il cielo di un azzurro intenso.
Una volta arrivati in auto alle pendici del monte, mi incammino insieme agli altri.
Ci sono anche bambini di cinque anni.
Se loro ce la fanno, perché non dovrei farlo io?
Alla vetta mancano circa due ore di cammino.
Non mi importa di essere lenta, basta arrivare alla meta.
Per anni sono stata convinta che questa escursione fosse per me pressoché inavvicinabile.
Anche questo assunto si è dimostrato falso, perché in cima all’Aiona ci arrivo senza troppo sforzo.
Il sole picchia, la pelle brucia.
Ci disponiamo attorno alla statua della Madonna e diciamo il rosario.
Poi circolano viveri in abbondanza: focaccia, panini, torte salate, biscotti.
Questo è ciò che sapevo dell’escursione sull’Aiona: si mangia parecchio.
Ora che ho raggiunto la vetta, però, ho imparato qualcos’altro.
Nessuna fotografia potrà mai catturare la profondità di questo panorama.
Mia cugina, con cui ammiro la vista, mi propone di fare un altro sforzo: attraversare la cresta che abbiamo davanti, per raggiungere la croce che si staglia dalla parte opposta.
La mia prima risposta è no.
Nessuno vuole accompagnarla.
Inoltre si sta per sbaraccare.
Tuttavia inizio a guardare la croce con desiderio, a cercare di capire quanto dista e se ce la posso fare.
Così per il prossimo anno ho un altro obiettivo: arrivare oltre la cresta e guardare il panorama che oggi posso solo immaginare.
Anche oggi, tuttavia, ho vinto alcune mie paure.
Sono salita sul picco dove è stata collocata la statua della Madonna e mi sono fatta fotografare insieme a mia sorella e mio cognato.
Sul picco non avevo mai voluto salire, perché immaginavo uno strapiombo.
Vedevo che ci salivano anche i bambini e mi spaventavo.
Poi ho vinto la mia immaginazione e ho capito che, con un po’ di attenzione, non c’era davvero niente da temere.

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