Voglio rinascere, storia di un'intellettuale che sogna di fare l'ironman

"Tutto ciò che è umano è estremamente complesso, assolutamente misterioso e potenzialmente in continua trasformazione". Janelle Hallman

QUALSIASI COSA FACCIA IO PRENDO LA PENNA IN MANO

Lottare contro i propri sabotatori interiori è stancante. È questo che mi viene in mente quando mi chiedo se tornare o non tornare in piscina a settembre.
Mi sono buttata nel nuoto perché da tanto tempo sentivo il desiderio di sbloccare la paura dell’acqua che mi portavo dentro fin da bambina.
Così ho passato tre anni ricchi di ispirazione, che però mi hanno richiesto anche molta forza.
Andare per la propria strada in direzione opposta alle proprie voci interiori non è una scelta così scontata.
Vorresti spegnerle, ma non sai cosa fare.
Così oggi la piscina mi fa venire in mente questa fatica, ma anche le persone disponibili che ho conosciuto.
Un mio amico dice che potrei avere un dono.
Mi chiedo quale sia, se non prendere la penna in mano per raccontare.
Dovunque io vada quello che provo finisce inevitabilmente nella scrittura.
Succede con gli incontri che faccio, è accaduto con lo sport.
Anche se lottare contro i propri demoni è faticoso, non devono averla vinta tutta loro.
Sono capaci di sommergerci di brutti pensieri, che falsano il nostro rapporto con la realtà.
Per questo ho lottato in piscina e in palestra.
Da bambina avevo tanti sogni, tra tutti il più intimo era vincere i miei handicap sportivi.
Ci sono riuscita solo in parte, non ho scoperto di avere un improbabile talento che nessuno conosceva.
Ero scoordinata da bambina, lo sono rimasta da adulta.
Se però non avessi provato lo stesso a superare quello scoglio, non sarei cresciuta.
Così mi chiedo se la piscina non mi abbia già dato tutto quello che per ora mi serviva e se oltre a realizzare i miei sogni di bambina, io non debba oggi accordare le azioni alle mie preferenze di adulta.

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