Voglio rinascere, storia di un'intellettuale che sogna di fare l'ironman

"Tutto ciò che è umano è estremamente complesso, assolutamente misterioso e potenzialmente in continua trasformazione". Janelle Hallman

“ADESSO BASTA, SONO SAZIA”

“Adesso basta, sono sazia”. Era una frase che non riuscivo a pronunciare nemmeno quando mi offrivano cibo che in quel momento non volevo.
Prevaleva sempre la gola, così accettavo il bis della torta, pur essendo gonfia dopo un pranzo di tre portate.
“Il cibo è vita” mi ha detto una collega ed è vero.
È uno dei nostri bisogni primari e la sua mancanza prolungata conduce alla morte.
Nonostante questo sono troppi, anche in Italia, i casi di anoressia anche tra i ragazzi, cresciuti nel mito di un’esagerata magrezza.
Di anoressia ho visto morire una delle mie migliori amiche.
Quando andavamo insieme a fare un aperitivo, lei si cibava delle briciole e passava ogni portata a me.
Lei pesava ventisette chili, io ero sovrappeso, ma nonostante questo mi dovevo “coccolare” con tartine e salatini.
Lei no. Nel suo stomaco ormai atrofizzato, il cibo faceva l’effetto di un veleno. Bastava una pezzo di piadina, perché si dibattesse tra i dolori.
Per tanti anni, dopo la sua morte, ho avuto paura di mettermi a dieta.
L’assenza di cibo rovina la salute, ma anche ingerirlo in eccesso.
Finché non ho toccato con mano questo secondo punto, non sono riuscita a fermarmi.
Il gusto per un sapore o il piacere della convivialità avevano sempre il sopravvento sul mio benessere.
Dopo aver tenuto una dieta equilibrata per un paio d’anni, il gusto per il cibo si è in parte modificato.
Ci sono piatti che non mi interessano più. Ero golosa di ravioli alla panna e prosciutto.
Così oggi li ho ordinati.
Li ho mangiati, ma erano davvero eccezionali come li ricordavo?
In rosticceria mi lascio ancora catturare dall’aspetto meraviglioso di tante pietanze e vorrei assaggiare tutto, in particolare i fritti, ma solo ogni tanto mi lascio andare.
La ricerca del piacere è migrata verso altro.
C’è un appagamento profondo nella socialità.
Col mio personal trainer ho imparato a riconoscere gli scherzi.
Adesso le battute dei maschi non mi fregano quasi più.
Prima di prendere tutto sul serio, almeno ho un dubbio.
In ufficio faccio battute, la mia collega ride.
Riesco a trovare argomenti di conversazione anche con persone lontanissime da me.
Ho acquisito in questi due anni abilità capaci di darmi un piacere duraturo.
In questo modo ho imparato ad essere appagata senza cibo in eccesso.
Alimentando il mio piacere in mezzo agli altri, non sono più sola davanti a un doppio hamburber.

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